Cari Pastaioli di tutto il mondo e cari Pastaioli piemontesi,
sì, mi rivolgo a voi. A voi piemontesi. Questo post è per voi. E per tutti coloro che non conoscono la vostra cucina. Perché i vostri agnolotti al plin e la vostra gianduia meritano molto più di uno spazio nel mio blog. Il bellissimo long weekend nella prima Capitale d’Italia mi ha fatto sorprendere e meravigliare. E vi devo ringraziare perché mi sono sentita a casa. Ho ammirato la vostra eleganza. Ho toccato con mano i vostri monumenti. Ho percorso in lungo e in largo le vostre piazze immense. Ho respirato le vostre nuvole dall’alto della Mole Antonelliana. Ho viaggiato nel tempo tra i sarcofagi del vostro Museo Egizio. Ho sognato Parigi nei vostri caffè e passeggiato tra l’esoterico e il mistero studiando la simbologia nascosta nelle statue delle vostre fontane e nei portoni dei vostri palazzi. E mi sono entusiasmata davanti ai vostri piatti. Ho imparato che la vostra cucina povera è un’esaltazione di sapori e di storia, come quella pugliese e come quella di tante altre regioni italiane. Mentre la vostra cucina più ricca, tipica delle corti e della nobiltà, ha molte influenze francesi. Cosa che amo. Vive la France! Ho imparato che il plin deriva dal dialetto piemontese e significa “pizzicotto”, quello che viene dato alla pasta all’uovo ripiena di carne arrosto. I tajarin o tagliolini sono un altro tipo di pasta che rappresenta al meglio la vostra cucina piemontese. Sono come le tagliatelle ma molto più fini. Vengono spesso profumati con tartufo o conditi con un ragù di frattaglie (alla langarola). Non ho avuto il piacere di assaggiare il vostro risotto al Barolo, il re dei vini del Piemonte, ma in quei giorni ero agnolotti-dipendente. Ho imparato cos’è la bagna càuda, un piatto a base di aglio, olio extravergine d’oliva e acciughe che si consuma intingendovi vari tipi di verdure di stagione. Era da anni, poi, che non mangiavo il vitel tonè tanto che l’ho ordinato due sere di fila. Alla base del vitello tonnato ci sono sempre il tonno, le acciughe e i capperi. Nel ristorante, uno dei migliori che ho provato a Torino, ho gustato un tenerissimo brasato al Barolo che racchiudeva tutti i profumi e i sapori della terra piemontese. L’ultima sera non potevo non provare il bonet, un dolce al cucchiaio tipico del Piemonte, precisamente delle Langhe, a base di cioccolato, rum e amaretti. Ma parlando di dolci, non posso non nominare i Baci di Dama, i Brutti ma Buoni e i Gianduiotti, i dolci più famosi della regione. Una menzione speciale la merita la Giacometta, un cioccolatino lavorato a mano, nato sotto il nome di Pralin nel 1975 dagli attuali proprietari del marchio Giordano, la famiglia Faletti. È composto da crema di nocciole dal gusto deciso ma delicato, con un’altissima percentuale di nocciole. Abbiamo trovato la cioccolateria Giordano, non lontana dalla stazione Porta Nuova, non per puro caso ma perché credo di avere una sorta di calamita quando si parla di c-i-o-c-c-o-l-a-t-o unita a un grandissimo senso dell’orientamento. La lista dei piatti della cucina piemontese è lunghissima. Quelli che ho citato sono solo alcuni di quelli che ho provato e ingoiato voracemente durante il mio romantico weekend juventino. Ma di questo vi parlerò la prossima volta! Intanto eccovi un po’ di foto!
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Dear Pastaioli around the world and dear Pastaioli from Piedmont,
this post is for you and for all those who do not know your cuisine. Your agnolotti al plin and your gianduja deserve much more than a space in my blog. I spent a beautiful long weekend in the first capital of Italy and I must thank you because I felt at home. I admired your elegance. I touched your monuments. I traveled into your immense squares. I breathed your clouds from the Mole Antonelliana. I time traveled between the sarcophagi of your Egyptian Museum. I dreamed of Paris in your cafés and walked through the esoteric and the mystery studying the symbolism hidden in the statues your fountains and the doors of your buildings. And I got excited in front of your dishes. I learned that your cuisine is an exaltation of flavor and history, such as the one in Puglia and like the one of many other Italian regions. While your richer cuisine, typical of the courts and the nobility, has many French influences, thing that I love. Vive la France! I learned that the word plin comes from the local dialect and means ‘pinch’, because you pinch with thumb and forefinger between each mound of filling to close and seal the little pasta packets. The tajarin or taglierini is a type of ribbon pasta noodles. It is like tagliatelle but in a thinner version. They are often served with truffle. I have not had the pleasure of tasting risotto al Barolo, the king of wines of Piedmont, but in those days I was ‘agnolotti addicted’. I learned what bagna cauda is: a dish, which is served and consumed in a manner similar to fondue and which is made with garlic, anchovies, olive oil, butter. I also had vitello tonnato for two evenings in a row. It’s a dish of cold, sliced veal covered with a creamy, mayonnaise-like sauce that has been flavored with tuna. At the one of the best restaurants I’ve ever tried I enjoyed a very tender Barolo beef stew that contained all the aromas and flavors of Piedmont. The last night I also tried the bonet, a dessert that is traditionally served during the colder months of the year and can be eaten with a spoon. The ingredients are chocolate, rum and amaretti. Baci di Dama (Lady’s Kisses), Brutti ma Buoni, Giacomette and Gianduiotti are the most famous sweets of Piedmont. Giacometta is a chocolate born under the name of Pralin in 1975 by the current owners of the Giordano brand, the Faletti family. We found the chocolate store not far from Porta Nuova railway station because I think I have a sixth sense when it comes to chocolate combined with a great sense of direction. Gianduiotti are chocolates shaped like an upturned boat, made with a mixture of cocoa and hazelnut paste. Invented by Caffarel in 1852, Gianduiotto is still a trade mark for the company.
The list of Piedmont dishes is very long. The ones I mentioned are just some of the ones I’ve tried and swallowed voraciously during my romantic ‘soccer’ weekend. But I will talk about this next time! Meanwhile, here are some photos!
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Nel famosissimo Caffè Baratti & Milano, uno dei locali storici più antichi e prestigiosi di Torino, situato nella centralissima piazza Castello. Siamo ritornati due pomeriggi di seguito solo per prendere quella fantasmagorica coppa di gelato alla gianduia con cioccolato fuso che portano in un’anforina a parte. Il posto è chiccosissimo e per niente economico. E pieno di gente. Alla faccia della crisi economica.
Cafè Baratti & Milano is one of the most historical and prestigious places in Turin, located in the central Piazza Castello. We returned there two afternoons in a row just to take the phantasmagorical bowl of gianduja ice cream with melted chocolate. The place is not cheap but it was crowded despite the economic crisis.
Il bicerin (nella terza foto in basso a sinistra) è una storica bevanda calda e analcolica tipica di Torino. Gli ingredienti sono semplici: cioccolato, caffè e crema di latte, ma le dosi della ricetta originale sono sconosciute. Il risultato è una bevanda gustosa, frutto della fusione della cioccolata bollente con il marcato sapore del caffè e la delicata schiuma della crema di latte.
Bicerin (in the third photo) is a traditional warm coffee mix made with espresso, chocolate and whole milk served layered in a small rounded glass. The word ‘bicerin’ means ‘small glass’.
Nella cioccolateria Giordano. Questi Giandujotti tagliati a mano costano 60 euro al chilo!! Anche la lavorazione della Giacometta è manuale ed eseguita ancora oggi da abili cioccolatieri, le giandujere, che con l’aiuto di due spatole e un coltello, levigano, modellano e tagliano i cioccolatini. Una volta raffreddate in frigorifero, le Giacomette vengono incartate una ad una con la stagnola color oro.
At Giordano chocolate store. The price of these hand-cut Giandujotti is 60 euros per kg. Also the Giacometta is handmade by skilled chocolatiers, the ‘giandujere’, that with the help of two spatulas and a knife, smooth, shape and cut the chocolates. Once cooled in the fridge, the Giacomette are wrapped one by one with the gold-colored foil.
All’Osteria del Frate: grissini, vitello tonnato, gnocchi con salsiccia di Bra, filetto di fassone al pepe verde. Per chi non lo sapesse il grissino è uno dei più famosi e diffusi prodotti della gastronomia del Torinese e uno dei più noti della cucina italiana all’estero.
At Osteria del Frate: breadsticks (‘grissini’), ‘vitello tonnato’, gnocchi with Bra sausage, green peppercorn sauce fassone fillet – it’s a high quality beef from Piedmont. Breadsticks are generally pencil-sized sticks of crisp, dry bread originating in Turin and the surrounding area. Breadsticks may be offered at the table in restaurants as an appetizer with bread.
All’Osto del Borgh Vej: terrina d’agnello con salsa ai mirtilli, agnolotti al plin alla piemontese, maltagliati con ragù di fassone, brasato al Barolo, tortino di gianduia e salsa alle fragole.
At Osto del Borg Vej: lamb terrine with blueberry sauce, Piedmontese agnolotti al plin, ‘maltagliati’ pasta with fassone sauce, Barolo beef stew, gianduja cake with strawberry sauce.
E poi il mitico pastificio dei Fratelli Giustetto, 100 anni di storia! È un laboratorio conosciutissimo da tutta Torino. Non ho potuto non immortalare la ‘siura’ Anna dietro al bancone. La prima sede del negozietto gestito dal padre dei fratelli Giustetto era in via Nizza. Dopo la guerra e i bombardamenti ha trasferito la sede in via Santa Teresa ed è gestito dai fratelli Anna e Gino.
Here is the legendary handmade pasta store by Giustetto brothers: it is 100 years-old! It is a very well known pasta laboratory. In the picture above you can see Mrs Anna Giustetto behind the counter. Their first handmade pasta store was in via Nizza and it was first opened by their father. After the air raid bombings and the war the store reopened in via Santa Teresa.
Al ristorante Solferino. Agnolotti al plin al ragù d’arrosto, straccetti di fassone al Barolo, tagliata di fassone. Nell’ultima foto a destra, il bonet. In piemontese significa cappello per la forma dello stampo in cui viene cotto, mentre secondo altri il nome deriva dal fatto che questo dolce viene servito alla fine del pasto, quindi fa da “cappello” al resto. Alcuni sostituiscono il rum con il caffè.
At Solferino restaurant. In the photo below, on the right, here is the bonet. In Piedmont this word means ‘hat’ because of the shape of the mold in which it is cooked, while according to others, the name comes from the fact that this cake is served at the end of the meal. Some substitute the rum with coffee.
Un tocco americano: doughnuts!
American taste in Turin: doughnuts!
Quanto è vero!
‘Sweetness is never too much’: this is SO true!
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